Biografia

Alcune informazioni sulla vita e l’esperienza dell’artista

Enrica inizia la sua esperienza nell’arte frequentando il Liceo Artistico Statale di Verona sotto la guida dei professori Nereo Tedeschi e Aldo Tavella, evidenziando particolari attitudini sia per il disegno che per la ritrattistica. Sollecitata da questi ultimi, ha iniziato a proporre le sue opere in varie mostre di pittura sia individuali che collettive, ottenendo sempre una buona critica per la sua capacità nel rappresentare la realtà.
Nei numerosi concorsi Regionali e Nazionali a cui ha partecipato, le sue opere si sono sempre classificate tra le migliori.
Dopo questi successi ha collaborato all’allestimento del “Museo dell’Aria di Padova” dove suoi sono i trittici di tutti i modellini di aerei esposti, le mongolfiere in gesso dipinte e le riproduzioni di quadri di pittori di varie epoche.
Dal 2001 al gennaio 2007 ha esposto alla Galleria d’arte “L’Incontro” di Verona.
L’abilità nei ritratti e la perfezione con cui li esegue la contraddistinguono.
La sua tecnica iperrealista, riesce a far trasparire il carattere e i sentimenti che il personaggio ritratto sta provando.
Da trentasette anni insegna Educazione artistica nella scuola media.

Critica

Una descrizione di Enirca da parte del noto storico e critico d’arte Dott. Simone Fappanni

IL DETTAGLIO PERFETTO
NELL’ARTE DI ENRICA SESSA

L’Arte, quella autentica, si nutre di dettagli, ovvero di quei frammenti di eccezionale originalità che distinguono in maniera esclusiva un manufatto originale, un pezzo unico nel quale cogliere l’estro e la creatività di un determinato autore.
E il particolare, cercato con certosina precisione, da Enrica Sessa è il tratto distintivo del suo modus operandi, che si connota per un rigore espressivo disciplinato da un segno che diventa manifestazione di un talento cristallino che si presta a temi e soggetti eterogenei suscitando nell’ osservatore, anche quello meno esperto di “questioni d’arte”, uno stupore infinito, lo stesso che la pittrice veneta ha ponendosi di fronte al reale.
Infatti il motivo di fondo del suo iter compositivo è proprio il vero, scandagliato con passione e trasporto autentici, a cominciare da elementi che afferiscono la sua quotidianità, come i membri della sua famiglia, gli animali domestici, locali interrati, come le cantine popolati da oggetti variamente accostati nel corso degli anni e sui cui si ammanta la patina del tempo. Una poetica oggettuale che si ampia fino a comprendere, fra l’altro, preziosi contenitori e bicchieri con un iperrealismo estremamente intrigante.
Guardando attorno a sé Enrica ci permette, con la sua arte, di riflettere su quanto “le cose minime”, quelle a cui spesso si tende a non dare la giusta importanza, forse anche per l’abitudine di vederle accanto a noi, siano importanti. E affascinanti.
Ogni elemento della sua figurazione, moderna e intrigante, diventa sviluppo evocativo. A cominciare dai ritratti, come quelli, a titolo esemplificativo, di personaggi della storia, si pensi all’astrofisica Margherita Hack, oppure “presenze”, anche evanescenti, che l’hanno attraversata, siano esse appartenenti a popoli lontani o a uomini e donne dal destino tragico, come i bambini vittime dell’Olocausto, il cui ricordo non deve mai perdersi e che la pittrice ha fissato un toccante quanto drammatico lavoro.
Fra le figure più emozionanti vanno annoverate anche quelle che appartengono alla serie realizzata durante il primo, interminabile lockdown. Si tratta di un garbato hommage ai sanitari, che con il loro coraggio e le loro competenze mediche hanno affrontato il divampare della pandemia mettendo a rischio la propria salute.
I loro volti, seppure in parte celati dalle mascherine chirurgiche e da altri sistemi di protezione personale, prendono forma, nei quadri di Sessa, mediante posture che ne evidenziano l’impegno, la fatica e le emozioni.
Molto suggestive sono anche le opere “d’occasione”, realizzate, per esempio, in occasione del tragico attentato terroristico al Bataclan, nella capitale francese, oppure per le esposizioni dedicate al settecentenario dantesco a cui è stata invitata a esporre in location alquanto suggestive, come Sala Birolli a Verona, Palazzo Duemiglia a Cremona e il Castello Pallavicino – Casali a Castelvetro Piacentino.
Un altro grande centro d’interesse di Enrica è quello per il paesaggio, soprattutto per gli scorci, noti e meno conosciuti, dell’amatissima Verona, e di Venezia, i cui calli vengono dipinti mediante precisi tratteggi cromatici che pongono in stretta correlazione l’acqua del mare che penetra nella laguna e gli antichi palazzi che si affacciano su di essa con la loro maestosa solennità, resa ancora più attraente dalla presenza di barche di vario genere e soprattutto delle gondole che, nei quadri della pittrice veneta, sembrano essere dolcemente cullate dal sommovimento incessante delle onde.
Ma la ricerca paesaggistica di Sessa non si pone limite, aprendosi a scenari che profumano tanto d’antico quanto di moderno, secondo una concordanza meta-espressiva che riporta sulla “pelle” del supporto prescelto per un determinato lavoro, l’essenza più vera, quella che il fruitore coglie già a una prima osservazione.
Enrica è, quindi, sa prima di tutto osservare e trasporre nei suoi pezzi, eseguiti con modalità diversificate condotte secondo un’invidiabile capacità tecnica, quell’eccezionalità che solo i “veri” artisti come lei possiedono pienamente.

Dott. Simone Fappanni

Critico e Storico d’Arte

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